L’esperienza delle aree rurali europee per lo sviluppo dei Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa scossi dai fermenti rivoluzionari.
Il 2 marzo il presidente della Commissione europea Barroso ha annunciato la creazione di un «partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa» con le popolazioni nordafricane. Un partenariato che si fa forte dei circa 4 miliardi di euro da destinare all’assistenza nel settore della politica di vicinato agli Stati nordafricani. Il Presidente americano Obama nel suo discorso sul Medio Oriente del 19 Maggio ha annunciato quello che molti commentatori americani avevano già definito “il piano Marshall per il Medio Oriente”, un piano di aiuti di alcuni miliardi di dollari per sostenere i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa scossi dall’ondata rivoluzionaria e per incoraggiarvi processi di democratizzazione, dimostrando “che l’America valuta la dignità di un venditore di strada più che il potere brutale di un dittatore”, con riferimento a Mohamed Bouazizi, il tunisino diventato il simbolo delle rivolte arabe dopo essersi dato fuoco per l’ennesima brutale confisca delle sue mercanzie. “Bisogna ampliare il nostro approccio” ha detto il presidente Obama, riconoscendo che la pura lotta contro il terrorismo e il controllo degli arsenali nucleari “non servono a riempire gli stomaci o a favorire la libertà di espressione”.
Per non incorrere in tali errori è sufficiente dare una seguito operativo alla partnership annunciata dal presidente Barroso ed al “piano Marshall per il Medio Oriente” del Presidente Obama con l’attivazione di una regia unica, di una vera e propria “task force” che, forte delle risorse finanziarie europee ed ora anche di quelle americane, deve avere un solo obiettivo: innescare e rendere stabile nel tempo un serio processo di sviluppo endogeno avente come riferimento le popolazioni locali, con particolare attenzione alle realtà giovanili.
E di esperienze concrete che dimostrano la fattibilità e la efficacia di un tale approccio ve ne sono sia in Europa che in America. In Europa la maggiore esperienza è sicuramente rappresentata dal Programma LEADER (Liaçon entre action de development rurale) per lo sviluppo rurale.
Il LEADER nasce agli inizi degli anni 90 come Programma di Iniziativa Comunitaria (PIC). Subito si rivela come un metodo innovativo per lo sviluppo delle aree rurali, tant’è che viene riproposto nelle successive programmazioni comunitarie sino a divenire, nell’ultima programmazione, (2007 – 2013) il IV Asse dei Programmi di Sviluppo Rurale. Le specificità che lo caratterizzano possono essere così sintetizzate:
approccio territoriale che consente la definizione di una politica di sviluppo basata sui punti di forza e di debolezza, sull’omogeneità, sulla coerenza e sulla massa critica delle risorse umane, finanziarie ed economiche;
approccio ascendente, finalizzato al coinvolgimento di tutte le componenti interessate alle politiche di sviluppo nel processo decisionale;
operatività coordinata dal Gruppo di Azione Locale (GAL) – che si colloca nell’ambito delle Agenzie di sviluppo “contingenti” poiché nato “con una missione specifica” – struttura di gestione del LEADER, quale espressione equilibrata e rappresentativa della realtà sociale, economica e politica del comprensorio;
realizzazione di strategie pilota di sviluppo, a carattere integrato e sostenibile, incardinate su temi catalizzatori. Nell’ambito di tale specificità rientra: l’approccio integrato (interazione tra operatori, settori e progetti); il tema catalizzatore, scelto tra quelli individuati dalla Commissione, attorno al quale ruota tutta la strategia di sviluppo; il carattere pilota della strategia, che deve consentire l’individuazione di nuove vie per la sviluppo delle aree rurali, da trasferire in altre aree europee;
attività di cooperazione infraterritoriale e transazionale, che consentano di sviluppare progetti comuni ad altre realtà territoriali;
realizzazione di una rete europea, finalizzata allo scambio di know-how e di esperienze.