Nell’ ambito delle ispezioni dei Nuclei Antifrodi Carabinieri finalizzate ad individuare i possibili ingressi dall’estero di olio “deodorato” è stato effettuato il sequestro di 9.000 litri di olio extravergine d’oliva, proveniente da Spagna e Grecia. D’intesa con l’Ispettorato Centrale tutela Qualità e Repressione Frodi del Ministero che coordina queste attività a livello centrale, i Carabinieri hanno soprattutto individuato un’azienda olearia di Forlì che ha importato olio proveniente dalla Spagna e dalla Grecia per miscelarlo ad altri olii italiani e destinarlo ad aziende del settore della ristorazione; alle analisi di laboratorio, l’olio sequestrato si è rilevato “olio deodorato” e come tale non commerciabile come olio extravergine d’oliva.
Soddisfazione per quest’operazione è stata espressa dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Saverio Romano: “E’ fondamentale proseguire in un lavoro che rende più trasparente un mercato che rappresenta, per il nostro agroalimentare, un punto d’eccellenza indiscutibile. Non si tratta solo di tutelare i nostri consumatori ma anche di impedire una concorrenza sleale che penalizza i produttori corretti e onesti. A tal fine i NAC mettono a disposizione degli operatori del settore e dei consumatori il numero verde 800 020320, e questo è un servizio sul quale riponiamo grande fiducia.”
“Un sequestro che forse spiega il perché – sottolinea la Coldiretti – sugli scaffali dei supermercati sia possibile trovare degli oli extravergine di oliva a prezzi stracciati che non coprono neanche le spese di raccolta e di imbottigliamento dei veri produttori olivicoli. L’Italia – prosegue la Coldiretti – è il più grande importatore mondiale di olio di oliva, ma nei supermercati tutto quello in vendita sembra italiano perché le etichette sono praticamente invisibili o perché si utilizzano nomi o immagini che richiamano impropriamente alla realtà nazionale. Un vero inganno”.
“L’azione dei Carabinieri – commenta la Confagricoltura – tutela i produttori, perché i bassi prezzi a cui questi oli contraffatti vengono venduti, deprimono le reali quotazioni del vero extravergine, creando confusione tra i consumatori e attivando di fatto un gioco al ribasso che danneggia gli olivicoltori onesti, privandoli del giusto riscontro economico al loro lavoro”.
Al fine di contrastare l’illecita pratica della deodorazione dell’olio extravergine di oliva e della contraffazione del prodotto nazionale con prodotto proveniente dai mercati stranieri, il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha firmato, presso l’Ispettorato Generale del Corpo Forestale dello Stato, un protocollo d’intesa con l’Istituto Agrario San Michele all’Adige (IASMA). Quest’ultimo – che ha già sviluppato analoga expertise sul metodo degli isotopi stabili – metterà a punto analogo metodo per le analisi sui campioni d’olio extravergine di oliva proveniente da aree territoriali extranazionali con l’obiettivo di fare chiarezza sulle reali origini del prodotto. Tutte le informazioni raccolte confluiranno nella futura Banca Dati della Biodiversità Alimentare Nazionale (BDBAN).
Il protocollo, predisposto dal Nucleo Agroalimentare Forestale dell’Ispettorato Generale del Corpo, è stato sottoscritto dal Ministro Francesco Saverio Romano e dal Presidente dello IASMA Francesco Salamini alla presenza del Capo del Corpo forestale dello Stato Cesare Patrone, del Presidente della Coldiretti Sergio Marini e del Presidente dell’Agenzia delle Dogane Giuseppe Peleggi. Sarà invece il Corpo forestale dello Stato a curare, per conto del MIPAAF, il coordinamento fra lo IASMA e gli Enti che collaborano all’accordo – quali appunto l’Agenzia delle Dogane e la Coldiretti – per l’acquisizione dei campioni autentici di prodotto. Apposito strumento normativo consentirà poi la condivisione della Banca Dati con tutte le altre Agenzie del Ministero che effettuano indagini e controlli.
L’obiettivo che questo protocollo d’intesa fra il Ministero e lo IASMA si prefigge è quello di estendere questa mappa, basata sugli isotopi stabili, alle provenienze extracomunitarie visti i volumi di importazione sempre più consistenti, da Paesi africani come la Tunisia.
Fonte: Asterisco Informazioni