Il fiume Irminio, uno dei tanti corsi d’acqua che percorrono l’altopiano ibleo scavando profonde gole dette “cave”, riesce ad offrirci, lungo tutto il suo percorso verso il mare, un concentrato di suggestioni storiche e naturalistiche di rara bellezza.
Nasce dal Monte Lauro, la vetta più alta del massiccio ibleo, a poca distanza dalla sorgente del più noto fiume Anapo, e durante il suo corso sfiora città di storia a cominciare dal piccolo centro di Giarratana; passa poi sotto la splemeravigliose perle barocche, Modica e Scicli. Il fiume trascina con sè, oltre alla linfa vitale che irriga i campi sul fondo della sua stretta valle, anche una storia fatta di leggende antiche come quella che vuole il suo nome derivato da quello del dio greco Mercurio.
Fu Plinio il Vecchio il primo che ipotizzò un’origine del nome Irminio da Hermes, il nome latino del Mercurio della mitologiandida Ragusa Ibla per incidere più a valle il territorio di altre due greca. Non appena giunge al mare il fiume unisce le sue caratteristiche naturali con quelle di un ambiente altrettanto significativo dal punto di vista ambientale e fatto di dune e di rare associazioni vegetali.
Proprio per preservare quest’ambiente irripetibile, nel 1981 è stata istituita una riserva naturale detta “Macchia Foresta del Fiume Irminio”. Successivamente veniva istituita la “Riserva Speciale Biologica” con la stessa denominazione e che meglio chiariva la tipologia ambientale che doveva essere tutelata. L’area della riserva ricade nei territori di Scicli e Ragusa e la si incontra percorrendo la strada che unisce le due frazioni di grande richiamo turistico, Donnalucata e Marina di Ragusa.
La riserva, ampia 134 ha, è soggetta a zonazione: una zona A è a protezione integrale raggruppando gli aspetti di maggior interesse naturalistico; la zona B di Pre-Riserva occupata dal corso del fiume e da zone su cui insistono attività umane di tipo agro-pastorale, è a sviluppo controllato e rappresenta l’area di compensazione e di integrazione con l’ambiente circostante la riserva. L’aspetto vegetazionale è sicuramente tra gli elementi meglio caratterizzanti la riserva.
Non si deve però lasciarsi attrarre dalle singole specie, ma piuttosto dal modo con cui queste sono associate in relazione alle differenti condizioni che si riscontrano nell’area. La unicità di tali associazioni vegetali deriva, come si può facilmente intuire, dalla compresenza in un’area così ristretta di due elementi geomorfologici tra loro diversi: le dune, che qui riescono grazie ai meccanismi di tutela a stabilizzarsi più che in altri luoghi in cui invece sono continuamente intaccate dalla cementificazione selvaggia e dall’agricoltura intensiva; e la foce del fiume.
Sulle dune in consolidamento avanzato spiccano il Ginepro Coccolone e le piante di Lentisco. Questi ultimi, secolari per ampi tratti, riescono ad evolversi sino alle dimensioni arboree formando quindi un’intricata foresta e fornendo legittimità alla denominazione dell’area.
Nell’area più prossima alla spiaggia, le dune non ancora stabilizzatesi sono occupate da una vegetazione tipicamente erbacea con la presenza di Gramigna, Salsola, Clcatreppola ecc. Alle spalle di queste associazioni fanno la loro comparsa, l’Euforbia marina, lo Sparto Pungente, il Ravastrello marittimo, ed ancora oltre predominano l’Efedra, 1’Ilastro, l’Asparago pungente. Nell’area sono presenti anche alcune specie di piante succulente come l’Agave americana e la Palmetta Nana, l’unica specie di palma europea endemica, caratteristica della regione del Val di Noto.
La zona più umida della foce è protetta da un’intricata fascia di Canna comune e presenta alcune essenze arbustive come l’Acanto, lo Smirnio, il Giunco e la Cannuccia di palude. In corrispondenza della riva fanno la loro comparsa Salici, Pioppi e la Tamerice che si estende sin quasi al mare. Interessante anche la fauna caratterizzata da comune selvaggina (Volpi e Conigli) e da una ricca avifauna sia stanziale che migratoria.
Durante tutto l’anno è possibile imbattersi in uccelli che prediligono l’ambiente umido fluviale: la Gallinella d’acqua, le Folaghe, il Martin pescatore ecc. Tra le specie migratorie che trovano in quest’area un ambiente adatto alla loro sosta, gli Aironi cinerini, le Garzette, i Germani reali, la Marzaiola, il Mestolone.
Curiosa la presenza in zona di alcune Nutrie, roditori sudamericani introdotti qualche tempo fa (non è chiaro da chi né per quale scopo) e che, non trovando un proprio competitore naturale ed in presenza di un ambiente adatto alla propria ecologia si sono moltiplicati rischiando però di danneggiare il delicato equilibrio dell’ecosistema.